Pilotaggio Attivo
Karl Slezak
traduzione in taliano: Tiberio Galletti
28 dicembre 2006
Il parapendio è uno strano oggetto volante, talmente strano che le comuni leggi
dell’aerodinamica che si applicano in aviazione non riescono, da sole, a spiegare
tutto ciò che può succedere a quest’ala. Questo oggetto volante in cui il
centro di gravità si trova sette o otto metri più basso dell’ala ed è sempre
in movimento avanti ed indietro, non può essere spiegato dalle sole regole
dell’aerodinamica.
A differenza della maggior parte degli altri velivoli, il parapendio è
aerodinamicamente instabile. Una condizione di volo stabile (in cui tutte le forze sono
in equilibrio) si manifesta solamente in aria calma (ed in determinate situazioni
estreme di volo quali lo stallo stabile e la spirale stabile). In aria “mossa” la vela
diviene viva. Il basso centro di gravità ha un limitato effetto stabilizzante. Il sistema
di pendolo creato da pilota e vela cerca l’equilibrio ma in aria mossa non è
sempre possibile. Le oscillazioni di questo sistema a pendolo determinano la
necessità di controllo allo scopo di evitare continui e talvolta pericolosamente
grandi cambiamenti nell’angolo d’attacco. Se il pilota non interferisce, il
parapendio in aria turbolenta si comporta come una barca guidata da un capitano
ubriaco.
Se prendete 100 persone qualsiasi per la strada, 95 di loro sarebbero capaci di
controllare un parapendio (basico) in aria calma al primo tentativo senza alcun
problema. Il parapendio è ridicolosamente semplice. Comunque questo quadro
cambia immediatamente e radicalmente, appena l’aria presenta vento contro,
discedenza e turbolenza. Oltre ai semplici compiti di sterzare (direzionare) il pilota
adesso si trova di fronte la necessità di controllare l’angolo di attacco. Applicando i
freni e spostando il proprio peso, egli reagisce costantemente per incrementeare o
decrementare la pressione sui comandi o i movimenti verticali e le inclinazioni
dell’imbrago.
Questo richiede un bel po’ di pratica, ma è un presupposto per volare sicuri in
aria mossa. Alcuni piloti esperti hanno una così grande padronanza di questo
giochino che la loro vela rimane sempre tranquilla sopra la loro testa. Ad un
osservatore potrebbe sembrare che le condizioni di volo non sono problematiche, ed
un pilota meno esperto sarà tentato di decollare per poi incontrare in volo un’inattesa
turboenza.
Nel volo normale
Praticare il pilotaggio attivo nel volo normale significa mantenere la vela ad un
angolo d’attacco sicuro e, quanto più possibile, sulla verticale del pilota. L’aria in
movimento colpendo la vela cambia spesso l’angolo di attacco in modo non voluto.
Volando contro vento il parapendio spesso beccheggia, la vela passa dietro al pilota,
l’angolo d’attacco aumenta avvicinandosi così allo stallo. Volando con vento dietro la
vela picchia avanti, l’angolo d’attacco si riduce e ci sono rischi di collassi. Entrambi
possono accadere simmetricamente, in entrami i lati, o asimmetricamente, in uno solo
dei due lati.
Controllo dell’angolo di attacco
A volte vedrete piloti guardare in alto la propria vela durante il volo. E’
impossibile controllare l’angolo di attacco in questa maniera. L’informazione visiva
della posizione della vela è imprecisa, ritardata e spesso distorta perché il pilota non
ha punti di riferimento. E questo riduce anche la percezione che il pilota ha di ciò che
sta accadendo intorno a lui.
Il controllo dell’angolo di attacco attraverso la vista della vela è inefficace e
dovrebbe essere sempre evitato. |
Principio 1: guarda nella direzione in cui stai volando
I cambiamenti dell’orizzonte informano il pilota sui movimenti della vela.
Guardando nella direzione di volo, l’orizzonte si abbassa se la vela arretra, si
alza se la vela picchia in avanti. Questo si applica a tutte le situazioni di
volo ed è uno dei più importanti principii base del parapendio. A proposito:
più il pilota ha la schiena verticale nella sua selletta, più il tutto funziona
meglio.
Principio 2: la vela passa dietro - Non frenare! La vela picchia avanti -
frenare è un dovere assoluto!
Se la vela picchia in avanti, l’angolo d’attacco diminuisce. Nel caso di forte
picchiata in avanti c’è il rischio che il parapendio collassi a causa dell’insufficiente
angolo di attacco. Il pilota deve quindi impedire alla vela di andare troppo avanti
trazionando entrambi i freni.
Inversamente, l’angolo d’attacco aumenta quando la vela passa dietro al pilota,
per esempio all’entrata in una termica. L’ala è prossima allo stallo. In queste
situazioni di volo un movimento significativo del pilota sui comandi può indurre ad
un negativo o ad uno stallo. Quando la vela passa dietro, il pilota quindi deve non
toccare i freni e nel caso in cui il pilota già stia tenendo i freni bassi, dovrà di
conseguenza rilasciarli .
Principio 3: volare con una pressione sui comandi constante
Ogni cambiamento nell’angolo d’attacco immediatamente si tramuta in un
cambiamento della pressione sui comandi. La pressione fornisce immediatamente al
pilota le informazioni sull’angolo di attacco e su che cosa la vela sta facendo o sta per
fare.
la vela picchia avanti -> l’angolo di attacco diminuisce -> la pressione sui
comandi diminuisce
la vela sta per collassare -> l’angolo d’attacco diminuisce -> la pressione sui
comandi diminuisce
la vela passa dietro -> l’angolo d’attacco aumenta -> la pressione sui comandi
aumenta |
Allo scopo di essere in sintonia con la pressione sui comandi, il pilota deve volare
con i suoi comandi leggermente tirati tra la massima efficienza all’aria ed il minor
tasso di caduta ed in posizione normale. Lo scopo è quello di mantenere
questa pressione conosciuta -di solito circa 2-3 kg per comando- per tutto il
tempo.
Se la pressione sui comandi diminuisce -> il pilota traziona ulteriormente i
comandi fino a ripristinare la pressione di prima
se la pressione sui comandi aumenta -> il pilota rilascia i comandi fino a quando
è ripristinata la pressione di prima |
“Pilotaggio attivo” si riferisce alle costanti correzioni su entrambi i comandi, dove
i movimenti sul comando sono un’immediata reazione all’aumento o alla diminuzione
della pressione. L’intervallo in cui i comandi devono esser abbassati è solitamente
corto (10-30 cm), ma può essere significativo specialmente in caso di brusche
picchiate in avanti.
Nel filmato DHV “Aktiv Fliegen” Christoph Kirsch da una perfetta dimostrazione
di pilotaggio attivo, così fa anche Toni Bender nel suo “Glücklicher Ikarus”.
La variabile: distanza dei freni
L’unico caso in cui la trazionatura dei freni è costante è durante il volo
dritto. La trazionatura dei comandi cambia in base dell’angolo d’attacco della
vela.
piccolo angolo d’attacco (picchiata in avanti o rischio di collasso) -> la distanza
dei comandi aumenta |
Se la vela picchia davanti al pilota (piccolo angolo d’attacco), l’intervallo utile si
sposta verso il basso. L’intervallo neutro dei comandi aumenta, un comando di
controllo/frenata non sarà efficace fino a quando i comandi siano significativamente
più giù.
grande angolo d’attacco (la vela passa dietro) -> la distanza dei comandi
diminuisce |
Se la vela passa dietro al pilota (grande angolo d’attacco), l’intervallo utile dei
comandi si sposta verso l’alto. L’intervallo neutro dei freni diminuisce o
addirittura sparisce, ogni movimento di controllo/frenata ha effetto, anche se il
movimento è minore, o c’è una frenata anche con i comandi completamente
rilasciati.
Con un occhio al pilotaggio attivo significa questo:
prendi l’abitudine alla pressione nella posizione neutra. Mantieni sempre i tuoi
comandi in una posizione in cui puoi sentire la pressione esperita nella posizione
neutrale, senza curarti di quanto piccolo o grande sia il movimento necessario per
ottenerla.
Dimenticati di quanto trazionare i comandi, focalizzati sulla pressione! |
Intervieni aggressivamente - poi rilascia dolcemente!
Comandi duri, rapidi, aggressivi sono tuttaltro che normali nel parapendio. Con
un’eccezione: se la vela li richiede. Questo è il caso in cui la vela picchia
avanti brutalmente per l’aria turbolenta oppure a causa di un errore del
pilota.
Il pilota deve allora reagire in maniera altrettanto aggressiva, tirando velocemente
e decisamente i freni giù fino al punto di fermare la picchiata. Anche in questa
situazione la pressione deve essere al giusto livello. Tipico di queste situazioni è che la
resistenza sui comandi inizia molto in basso. Se necessario il pilota deve portare i
comandi giù ad un punto che sarebbe paurosamente vicino allo stallo in condizioni
normali di volo. Importante: non appena la vela interrompre il suo movimento in
avanti i freni devono essere immediatamente rilasciati dolcemente. A causa della
pendolata del pilota l’angolo d’attacco torna normale piuttosto velocemente. Se
i freni sono mantenuti troppo in basso la vela rallenta pericolosamente e
può stallare. Una volta ancora, il pilota riceve le informazioni attraverso la
pressione dei comandi, visto che aumenta nello stesso modo in cui l’angolo
d’attacco si normalizza. Rilascia i comandi (o il comando) in maniera tale
che sia sempre mantenuta la pressione dei comandi tipica della posizione
naturale.
Questo è simile nel caso di un asimmetrico calo di tensione nella vela o
dell’intero bodo d’attacco, per esempio un impellente collasso. La reazione
giusta in questa situazione è di tirare giù i freni con decisione fino a quando
non si ristabilisca la pressione sui comandi, e dopo rilasciare i freni (o il
freno).
Conclusioni “pilotaggio attivo”
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il pilota siede con la schiena verticale nella sua selletta guardando
nella direzione in cui sta volando
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costantemente reagisce agli aumenti ed alle diminuzioni di pressione
sui comandi, cercando di mantenere costante la stessa pressione
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quando la presione diminuisce il pilota tira giù i freni in maniera
decisa, di conseguenza in caso di aumento di pressione i freni sono
rilasciati |
Pilotaggio attivo nelle diverse situazioni
Decollo da un terreno ripido....
Se la vela viene su dinamicamente, quando si sta decollando da un terreno
particolarmente ripido e in condizioni ventose, la situazione è la stessa di quando, in
volo, la vela tenta di picchiare aggressivamente di fronte al pilota. l pilota deve
immediatamante e con decisione tirare i comandi molto giù allo scopo di
tenere la vela sulla testa e scongiurare i pericolo di un collasso. Durante la
corsa per il decollo, i freni dovranno essere nuovamente rilasciati in meniera
adatta.
...e da terreni pianeggianti
un prato pianeggiante con vento leggero, invece, richiede al pilota di reagire in
maniera inversa, simile a quelle situazioni di volo in cui la vela è dietro al pilota. Se le
bretelle A sono rilasciate troppo presto o il pilota frena durante la fase di
salita, la vela non verrà su ma tenderà a rimanere inchiodata dietro al pilota.
Nella fase di accelerazione su un terreno pianeggiante, anche una lieve azione
sui freni può causare un alto angolo d’attacco tale da impedire alla vela di
decollare.
Volo in termica
Le zone di termica con vento di differente intensità e le discendenze necessitano di
un allenato stile di pilotaggio attivo. Grazie alla diminuzione di pressione sul
comando esterno, che è sempre tenuto in tensione, un pilota sensibile capisce quando
la vela è prossima la collasso (ed immediatamente tira giù il comando fino al
punto della normale resistenza). Un aumento della pressione sul comando
interno tenuto basso avverte il pilota di un aumentato angolo d’attacco e gli
consiglia di rilasciare un po’ il freno per non rischiare lo stallo, se l’incremente è
considerabile. Girare le termiche in aria turbolenta richiede un pilotaggio attivo
eccellente.
Collaso asimmetrico
Se un pilota incorre in un collasso asimmetrico a dispetto del suo pilotaggio
attivo, le leggi del pilotaggio attivo rimangono applicabili come sempre.
Collasso frontale
Dopo un collasso frontale della vela, l’ala passa dietro mentre il pilota con la sua
grande massa continua ad andare avanti. Vela dietro, pilota avanti, angolo d’attacco
significativamente alto - c’è chiaramente una sola cosa da fare: non frenare altrimenti
correrai il rischio di un pericoloso stallo. Il pilota non deve trazionare i comandi
prima che la vela sia perlomeno tornata sopra di lui. Se la vela parte in avanti
dinamicamente, è assolutamente vitale fermare il movimento in maniera consistente e
decisa attraverso i freni.
Rotazione
In ogni tipo di movimento rotatorio il sistema pendolo vela-pilota raggiunge una
ulteriore dimensione. Non solo pendola avanti ed indietro ma anche da un lato
all’altro. Un movimento di beccheggio si trasforma in un movimento combinato di
rollio e beccheggio. Questo è importante perché cambia un parametro: la presione
di controllo. Ciò complica sensibilmente il pilotaggio attivo nei movimenti
rotatori.
Collasso asimmetrico
Se la vela è di fronte al pilota dopo un collasso asimmetrico, il pilota deve
immediatamente e decisamente frenare la parte aperta per prevenire una rotazione
incontrollata. La stessa regola si applica qui: se la vela è davanti, frenare è
obbligatorio. A volte, comunque, l’angolo d’attacco della parte aperta è alto e la vela
è dietro il pilota. Un’importante azione sui comandi potrebbe causare uno stallo e le
sue potenziali reazioni estreme. Nel caso di collassi asimmetrici, il comportamento
della vela deve sempre determinare le azioni del pilota. Forte tendenza alla rotazione
(vela di fronte) = decisa opposizione nella direzione opposta. Nessuna, o leggera,
tendenza alla rotazione (vela dietro) = nessuna, o leggera, correzione nella direzione
opposta.
Spirale
In una spirale controllata, i piloti applicano una tecnica di pilotaggio attivo come
fanno quando stanno girando le termiche. La forte forza centrifuga nella spirale,
comunque, cambia la pressione sui comandi. Aumenta come multiplo della
forza. Anche nelle spirali moderate, i piloti raggiungono un’accelerazione
pari al doppio di quella gravitazionale (2G). Conseguentemente anche la
pressione raddoppia. Nella spirale un’accelerazione incontrollata della vela deve
essere evitata. Visto che la spirale accelera sempre trazionando il comando
interno, la velocità sarà controllata tramite trazione del comando esterno
applicando la tecnica del pilotaggio attivo. Se la velocità aumenta in maniera
non voluta, il pilota traziona i freni un po’ di più per rallentarla. Se la vela
rallenta troppo, può essere riaccelerata con il semplice rilascio del comando
esterno.
Pilotaggio attivo con l’acceleratore
L’acceleratore non solo fornisce un significante potenziale di velocità (che
dovrebbe essere usato con attenzione) ma anche un ulteriore mezzo per controllare
l’angolo d’attacco. Anche quelli che non vogliono usare l’acceleratore per accelerare,
possono usarlo come grande strumento di compensazione per le situazioni di volo con
un alto angolo di attacco.
Esempio: volare con le “grandi orecchie”. L’acceleratore dovrebbe essere usato, allo
scopo di compensare l’alto angolo d’attacco e l’associato rischio di stallo. Visto che i
freni non sono utilizzabili per praticare il pilotaggio attivo con le grandi orecchie, i
movimenti di beccheggio devono essere smorzati con l’aiuto dell’acceleratore. La
posizione di partenza è 1/2 o 2/3 di acceleratore. Quando la vela tende ad andare
dietro il pilota accelera mantenendola così sopra la testa. Se la vela vuol andare
avanti, l’cceleratore è rilasciato quanto basta perché la vela rimanga sopra al pilota.
Proprio come il pilotaggio attivo fatto con i comandi, l’uso dell’acceleratore
deve essere allenato. Dopo un po’ di pratica il pilota sarà capace di scegliere
correttamente i tempi nell’uso dell’acceleratore e di reagire alla resistenza
dell’acceleratore e, così, prevedere i disturbi e la loro evoluzione compensandoli
immediatamente.
L’acceleratore può inoltre fornire al pilota un utile strumento contro l’aumento
dell’angolo d’attacco della vela durante il normale volo in aria mossa. Esempio:
all’entrata nelle termiche. Una tendenza della vela ad arretrare può essere prevenuta
in meniera ottimale, attraverso una combinazione di freni (rilascio) ed accceleratore
(sufficientemente piccola accelerazione).
Ogni qual volta la vela va dietro in maniera non voluta durante il volo una leggera
e temporanea azione sull’acceleratore aiuta a riportare velocemente l’angolo d’attacco
ad un valore normale. L’azione sull’acceleratore deve concludersi quando la vela è
nuovamente sulla testa del pilota. La staffa dell’acceleratore deve essere usata con
attenzione ed in maniera ben dosata, solo qualche centimetro. “Nel più ci sta anche il
meno” non si applica in questo caso.
L’eccezione che conferma la regola
Come abbiamo visto, le regole base del pilotaggio attivo possono essere applicate
a quasi tutte le situazioni di volo. Un’eccezione lampante è lo stallo. Nel
caso dello stallo si applica esattamente il contrario. Prendiamo ad esempio
lo stallo totale: il flusso d’aria è rotto in entrambi i lati, i comandi sono
completamente giù. Il pilotaggio attivo è impossibile, perché la vela ha un’angolo
d’attacco fuori dall’intervallo di sicurezza (stallo= eccessivo angolo d’attacco,
flusso d’aria da sotto). Un ritorno alla normale situazione di volo è solo
possibile, rilasciano i freni. Al contrario di quanto previsto dal pilotaggio
attivo, i freni devono, comunque, non essere rilasciati quando il pilota è
sotto la vela. Ciò potrebbe provocare una picchiata violenta e pericolosa
in avanti. I freni dovrebbero essere rilasciati quando la vela è di fronte al
pilota.
Stallo di B
La vela che parte bruscamente in picchiata davanti al pilota può essere fermata
usando entrambi i freni energicamente. La stessa regola si applica all’uscita dallo
stallo di B. In questo caso la vela dovrebbe essere libera di partire in avanti senza
l’intervento frenante del pilota.
Pratica a terra...
Volare in aria veramente attiva è molto impegnativo per i piloti. Un
pilota deve aver volato in termica per molte ore prima che la tecnica del
pilotaggio attivo gli diventi naturale e sappia come reagire appropriatamente. Un
esercizio eccellente di allenamento è il controllo a terra. I seguenti esercizi sono
particolarmente utili per far pratica con i principi del pilotaggio attivo a
terra:
pratica un po’ di controllo base a terra, in maniera da essere capace di tenere la
vela sulla testa.
Girati intorno come se tu stessi per decollare. Tieni entrambi i comandi nella
posizione neutra e prova a mantenere la vela sopra di te correggendo ogni aumento o
diminuzione di pressione avvertita sui comandi. Mentre fai questo cerca di non
guardare in sù.
Chiedi ad un collega di collassare un lato della vela tirando giù un cordino esterno
delle A. Te ne renderai conto da quanto calerà la pressione del comando dallo stesso
lato. Cerca di essere più veloce del tuo collega e cerca, così, di prevenire/ridurre il
collasso controllando la pressione immediatamente. Perché funzioni, il collasso deve
essere ottenuto dando un solo piccolo impulso e non trattenendo giù la A. Altrimenti
non funziona.
Fai partire la vela in avanti e fatti superare. Interferisci utilizzando energici
paralleli controlli della pressione. Ti renderai conto che devi tirare i comandi molto in
basso e la resistenza inizierà in un punto molto basso.
Ti puoi anche esercitare nel rilasciare i comandi in meniera ben dosata.
... ed in aria
Il beccheggio con il relativo controllo è la migliore delle manovre per esercitarsi
nel pilotaggio attivo. L’obiettivo dell’esercizio è di far beccheggiare così tanto la vela
da potersi allenare a fermare le picchiate. Il pilota immediatamente impara
quale intensità e velocità di trazione esercitare sui comandi per fermare la
picchiata ed anche i tempi per il successivo rilascio corretto dei comandi. La
manovra del beccheggio non è molto semplice se parliamo di tempismo di
trazione e rilascio dei comandi. Il miglior modo per praticarlo è quindi farlo
con le istruzioni di un istruttore esperto durante un corso avanzato o un
SIV.
Scelta della vela
“Più la vela ha prestazioni e più pretenderà dal pilota in termini di tecnica di
pilotaggio attivo.” Se stai volando una vela DHV-2 o di categoria superiore, devi
essere perfettamente in grado di controllare l’angolo d’attacco usando il pilotaggio
attivo. Se non lo sei il rischio è incalcolabile. Anche le vele sportive appartenenti alla
categoria DHV 1-2 richiedono al pilota un’intuitiva applicazione delle tecniche del
pilotaggio attivo.
I piloti che non sono in questa situazione, perché magari non volano molto spesso,
hanno una grande scelta di vele certificate DHV categoria 1 con alta stabilità in rollio
e beccheggio e che, comunque, hanno sufficienti prestazioni per fare lunghi e piacevoli
voli. Queste vele richiedono meno sensibilità e possono essere controllate con reazioni
del pilota più lente. Una pilota di categoria 1 dovrebbe, comunque, fare un po’ di
pratica nel controllo dell’angolo d’attacco e conoscere come pilotare attivamente se
vuol volare in condizioni di termica. Visto che le vele di questa categoria tendono
ad essere molto stabili, molti piloti sono tentati di volare in condizioni che
sono ben oltre le proprie capacità. E’ ovviamente sbagliata la decisione di
rimettere la propria sicurezza nelle mani della propria vela. I piloti occasionali e
quelli con insufficiente allenamento dovrebbero quindi evitare di volare in
condizioni di turbolenza, a prescindere dalla categoria della propria vela.
questo testo può essere diffuso liberamente a patto che ciò sia fatto senza fini di lucro, non sia apportata alcuna modifica a forma e contenuto e siano citati i nomi di autore (Karl Slezak) e traduttore (Tiberio Galletti) nonché le fonti dell'articolo in lingua (www.dhv.de) e della versione tradotta (sulparapendio.altervista.org, originariamente www.sulparapendio.it)
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